I condimenti in cucina

I condimenti in cucina | Globalpesca

Basta poco per dare un tocco di sapore in più ad un piatto: un po’ d’olio o qualche spezia possono fare la differenza. Ma siete sicuri di conoscere davvero il prodotto che avete acquistato?

L’olio d’oliva

L’olio d’oliva è un prodotto che non manca mai sulle tavole italiane e che può essere utilizzato, a discapito di quanto si pensi, anche per la preparazione di piatti fritti. Ciò che lo rende idoneo a questo tipo di preparazioni è il suo punto di fumo, ovvero la temperatura massima che può raggiungere prima che inizi a bruciare e decomporsi, perdendo così tutti i suoi nutrienti.

Possiamo distinguere tre diverse categorie di Olio d’Oliva:

  • l’olio d’oliva, una miscela composta da un olio raffinato (ottenuto con sostanze chimiche) e vergine in cui il tasso di acidità non deve essere superiore a 1 grammo per 100 grammi. È un olio che ha un punto di fumo relativamente alto (240°C) e si può utilizzare per la preparazione di squisiti piatti, sia di carne che di pesce o per gustosi sughi e condimenti. L’olio di oliva è indicato per le conserve.
  •  l’olio extravergine d’oliva, estratto tramite strumenti meccanici a freddo e con un tasso di acidità che non deve superare 0,8 grammi per 100 grammi. Poco utilizzato per le fritture, specialmente per il costo più alto rispetto ad altri oli vegetali, l’olio extra vergine ha un punto di fumo di 210°C ed è adatto a tecniche di cottura che prevedono alte temperature, inoltre il prodotto è perfetto oltre che per il suo utilizzo in cucina e per condire a crudo molti tipi di pietanze
  • l’olio di sansa, un sottoprodotto del processo di estrazione dell’olio di oliva, è composto dalle bucce, dai residui della polpa e dai frammenti di nocciolino. Come per l’olio d’oliva, il punto di fumo dell’olio di sansa è di circa 240°C.

Le spezie liofilizzate ed essiccate

Tra i principali metodi di conservazione delle spezie troviamo la liofilizzazione, un processo che permette l’eliminazione di acqua da una sostanza organica con il minimo deterioramento della struttura e dei componenti della sostanza stessa e l’essiccazione, un processo di rimozione d’acqua dall’alimento fresco al fine di rallentare, o impedire, i processi di degradazione dell’alimento stesso.